Il lavoro di Antonio Barbieri (nato a Rho, 1985) si contraddistingue per una fusione tra tecnologia e
tecniche artistiche legate alla tradizione.
La poetica di Barbieri si pone a crocevia tra figurazione e astrazione, cercando soluzioni e nuovi
approcci a problemi formali senza tempo.
Muovendosi tra diversi campi, l'artista arricchisce la propria ricerca utilizzando un aproccio alla
forma sempre diverso, creando una produzione eterogenea ma con forti elementi di riconoscibilità.
I soggetti che ne derivano spaziano dalla reintepretazione della figura umana, indagata in profondità
nei rapporti e nelle connessioni tra uomo e società, allo studio tassonomico del regno vegetale,
rielaborato grazie alla modellazione tridimensionale.
La continua sperimentazione, lo porta a un uso massiccio della tecnologia che fa da humus al
concepimento delle opere, attraverso la digitalizzazione e la rielaborazione di forme naturali.
L'ultima produzione di lavori, ad esempio, si concentra sulla parte invisibile della natura.
Uno studio interdisciplinare che comprende sistemi molecolari, micropaleontologia e teoria dei
geoni e che ha come obbiettivo quello di mescolare gli archetipi formali e creare nuovi approcci alla
scultura.
Tra i principali progetti si segnala:
The Architectura Eloquentia, a cura di Giacomo Guidi, Contemporary Cluster, Roma.
La natura delle forme, a cura di Davide Sarchioni, Vetrya Corporate Campus, Orvieto
Tecnica mista su carta, a cura di Davide Sarchioni, galleria Il Frantoio, Capalbio.
Tensione mimetica, a cura di Davide Sarchioni, Palazzo Petrangeli Papini, Bagnoregio (VT).
Forever never comes, a cura di Lapo Simeoni, area archeologica di Roselle, Grosseto.