Sabato 13 aprile, alle ore 18, abbiamo il piacere di inaugurare la prima esposizione personale del pittore Luca Rubegni.
La mostra – dal titolo “Le parole che non ti ho detto” – che resterà nel calendario della Galleria sino al 5 maggio – sarà presentata da testi di Omar Galliani e Matteo Scuffiotti e rappresenterà un viaggio all’interno della produzione su carta più recente del giovane artista romano.
Durante il vernissage saranno offerti in degustazione i prestigiosi vini dell’azienda “La Fiorita” di Montalcino.
Luca Rubegni parla poco. Però sa osservare ed ascoltare. Ha venticinque anni, ma se lo guardi bene sono venticinque anni di circa settanta anni fa: infatti, anche fisicamente, assomiglia molto di più a Marcello Mastroianni che ad uno qualsiasi dei suoi coetanei odierni.
Se lo cerchi non lo trovi nè su Facebook, né su Instagram. Solo questo potrebbe bastare per decidere di provare a conoscerlo, ma c’è di più. Raramente ho conosciuto una persona così “permeabile” alle emozioni, così attenta all’ascolto (di sé stesso in primo luogo), impegnato costantemente ad isolare l’”essenza” dai rumori di fondo dell’esistenza e dell’inconscio.
Le opere su carta presentate in questa mostra rappresentano un vero e proprio “setaccio” del suo mondo, e sono opere fatte di scrittura e di pittura. L’autore, infatti, è quasi “ossessionato” dal continuo sovrapporsi di questi due strumenti e
registri espressivi, nel tentativo continuo di dare forma compiuta – anche solo per un istante – ai lampi di sogni e ricordi difficili da fermare.
Per Rubegni la scrittura non è mai semplice didascalia di ciò che dipinge, ma – al contrario – rappresenta per c.d. il “portale” attraverso il quale collegarsi ad un “altrove”, che soltanto il suo intimissimo “spleen” ha saputo – in un determinato momento – cogliere.
I suoi colori non sono altro che “stati d’animo” e la sua carta è “pelle”. Del resto, come diceva Piero Manzoni, “Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”.
Matteo Scuffiotti
L’andata e il ritorno in questo viaggio della pittura non termina mai. All’origine del viaggio i colori sono spenti, poi si accendono sui fogli di Luca, dove le parole aspirano a nuovi tortuosi incessanti viaggi. Cosa resta dei paesaggi che non abbiamo ancora visto e che forse non vedremo mai nelle notti della sua pittura? …Restano le tracce opache o lucide del fare, cercando nei voli del braccio e della mano l’immediatezza del ricordo, nel mostrarsi in cui il pensiero si sottrae al già ” visto “, al gia’ ” detto”. Nel pellegrinaggio dei desideri del “dire ” senza spiegare…là dove vorremmo “esserci” senza essere visti, i segni di Luca nutrono le carte nel divenire di un racconto senza parole, ma pieno di indizi da s/velare e percorrere insieme.
Omar Galliani