I suoi disegni indagano un nuovo rapporto tra artificio, struttura e natura. Nuovi organismi immaginari e metafore architettoniche, paesaggi simbolici, epifanie di luoghi manifestano uno stato di disagio nei confronti di certe condizioni urbane. Archetipi e simboli riportano lo sguardo a una dimensione astratta, necessaria per riflettere sul significato dell’architettura. Espressioni inconsce che si concentrano nelle forme disegnate per dar vita alle ‘città analog(ic)he’, evidente segno di perdita della sostanza stessa dell’architettura. Mondi rappresentati che nascondono la voglia di inserirsi nella realtà materica. Disegni che raccontano di contrapposizioni e di distanze, trasformazioni di una città effimera in fuga verso realtà ignote. Memorie. La città e i suoi spazi viene fagocitata dalle strutture che realizzano nuovi scenari urbani. Una perenne metafora della nostra società contemporanea, delle nostre ansie, delle nostre paure, del nostro dover essere perennemente moderni. Sono riflessioni guidate dal disegno che si trasformano in nuove connessioni e nuove visioni critiche. Una narrazione libera che – proprio per la sua volontà di non essere moderna a tutti i costi – costruisce nuove basi di ricerca sulle forme artificiali che saranno alla base di un futuro possibile, creando così nuovi scenari per le città degli uomini.