IN OCCASIONE DI SETUP CONTEMPORARY | ARTFAIR 2017 nei giorni 27 • 28 • 29 gennaio a Bologna
Galleria La Linea presenta A SICK BOY
Esposizione personale di Michele Guidarini a cura di Eva di Tullio
“Ogni ordine è un atto di equilibrio di estrema precarietà” dice Walter Benjamin e ordine, equilibrio e precarietà sono le parole che rappresentano il progetto “A Sick Boy” di Michele Guidarini, tre elementi che segnano le sue opere e la sua spasmodica tendenza verso un ordine simbolico che assorbe dal mondo circostante, figure, icone e religione elaborate in chiave punk e pop e che nel suo immaginario si compongono e decompongono in infinite forme e colori che si inseguono e trovano testimonianza in “I wanna die young” (2015), fulcro di tutta la produzione del progetto: nove pezzi che possono essere composti e decomposti fino a formare una miriade di combinazioni sostenute da un equilibrio di cui siamo parte integrante quando l’artista innesca il suo meccanismo ludico.
In questa collezione, la cui complessità è direttamente proporzionale alla ricerca svolta dall’artista in questi anni, si denota un insieme di elementi nati da un equilibrio precario che guida l’artista verso la creazione e l’inquietudine del gesto si insinua nei tratti rapidi e cromaticamente psichedelici che partono dal suo pensiero malato.
“Sono un ragazzo malato, sono un ragazzo con una visione distorta della realtà, quella che per me è solo una pellicola che nasconde il mio immaginario, la purezza dell’essere, i mostri, le fate, i chip installati dentro di noi per farci obbedire. Sono malato perché non vedo forme, contorni, colori ma solo sagome di ombre che esplodono nel buio. Essere malato rende più sensibili.”
Questa sensibilità vive nelle opere di questo progetto, lavori che celebrano il suo desiderio di sperimentazione iconica, cromatica e tecnica e con l’utilizzo di diversi mezzi mette alla prova le sue abilità che non stancano mai l’osservatore. In ogni opera cerchiamo quelle particolarità nascoste sulla superficie che appare come un cruciverba di parole, soggetti, quelli della serie black and white, nella quale la ricerca e la riflessione conducono l’artista a studiare ancora più da vicino lo spazio bianco della superficie: “Immagina di avere sotto gli occhi un cruciverba e di guardarlo come se fosse una serie di spazi vuoti da riempire e sai sempre cosa rispondere anche se non conosci il perché, né da dove sei partito e dove arriverai ma hai la consapevolezza che, spazio dopo spazio riempito, stai facendo la cosa giusta. E ne hai la prova e la certezza.”
La prova che il suo surrealismo continua ad esprimersi nella combinazione di forme e colori perpetuata nel tempo e la certezza che questo fantastico intreccio continua anche nelle ultimissime opere.
Ricerca espressiva, intrecci di tecniche, calibratura del colore, studio iconografico, elogio dell’imperfezione ed imponenza emotiva sono le componenti di questo circolo vizioso ed equilibrio artistico continuo.
Eva di Tullio